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sabato 1 ottobre 2005

Approvata la finanziaria dei tagli

da l'Unità del 1 ottobre 2005
di Bianca Di Giovanni


È certo fin da ora: sulla Finanziaria si chiederà la fiducia, visto che il Consiglio dei ministri ha concesso la delega a chiederla ai due vice premier Tremonti e Gianfranco Fini. Non era mai successo che fosse annunciata così presto: è già blindatura.

I numeri La manovra complessiva è di 20 miliardi di euro: 11,5 miliardi rappresentano la correzione del deficit (manovra netta) richiesta da Bruxelles, pari allo 0,8% del Pil. Altri 4,5 miliardi sono destinati a cosiddette «spese incomprimibili», come il rinnovo dei contratti del pubblico impiego o il rifinanziamento del bonus per l'autotrasporto. Ma a giudicare dalla prime indiscrezioni i rinnovi contrattuali considerati corrispondono a circa la metà di quanto chiedono i sindacati. Infine, 4 miliardi saranno destinati allo sviluppo e alle politiche per la famiglia, che però saranno definite in Parlamento. Tremonti preferisce rivelare subito il numero di ore in cui è riuscito a scrivere la legge. «Un atto che è stato fatto in 80 ore e che è stato deciso in 4 ore, forse anche meno», ha detto. Un record? È una gara?

Non chiamateli tagli. Agli enti locali si «chiedono» 3 miliardi. «Ma la spesa sociale non sarà toccata - dichiara il ministro - si riduce in misura di 3 miliardi la spesa intermedia cioè auto blu, consulenze, costi della politica, costi amministativi. Chi per propaganda dice che sarà toccata lo fa per lucrare non so quale rendita politica». Si sa benissimo che né dalle auto blu (eliminate ad ogni finanziaria) né dalle consulenze si avranno quei 3 miliardi. Chissà qui chi vuole lucrare... Sui 6 miliardi tagliati dal bilancio pubblico l'atmosfera diventa surreale. Tremonti lo ha definito un «intervento simmetrico per i governi locali», mentre Silvio Berlusconi si è augurato che i cittadini siano contenti della misura, visto che «sono loro che risparmiamo. Il nostro concetto è far costare meno lo stato ai cittadini». Il premier è entusiasta, visto che non c'è «il paventato (da chi? da lui?) aumento delle rendite finanziarie». Cosa dice l'Udc che lo aveva chiesto a Siniscalco?

L'inganno su sanità e pubblico impiego. Anche in questo caso non si tratta di tagli ma di «risparmi sulla dinamica di spesa». Cioè? Per legge (sottolineiamo: legge) il fondo sanitario dovrebbe passare da 90 a 95 miliardi: invece passerà a 93 (anzi, a 91, perché 2 saranno destinati alla riduzione delle file d'attesa). Il fatto è che 95 miliardi sono il costo del livello minimo di assistenza adeguato ai «prezzi» del 2006. Se saranno garantiti solo 93 miliardi, nei fatti è un taglio di due miliardi. Ma non si può dire. Stesso meccanismo per il pubblico impiego, a cui si sottrae un miliardo. Così in tutto si arriva a 12 miliardi ricavati dal «dimagrimento» dello Stato. Tutte le istituzioni e gli organismi pubblici (Authority di controllo incluse, alla faccia della tutela del risparmio), oltre che gli esponenti politici sono chiamati a drastiche riduzioni di spesa. Resta la tassa sul tubo delle imprese energetiche pubbliche (Eni ed Enel): scompare per Telecom (privata). Da dove arrivano gli altri 8 miliardi?

La favola degli immobili. «Dovremo vendere immobili pubblici per 6 miliardi. Ci riusciremo», annuncia serafico Tremonti. Già nel 2005 sono rimaste al palo cessioni per 3 miliardi (Scip 3), mentre non si è chiusa la vendita delle strade. Se Tremonti dice che ci riusciremo, c'è da credergli.

Lotta all'evasione. La misura, che «vale» i rimanenti 2 miliardi di euro, è contenuta nel decreto legge che sarà immediatamente attuativo. Dal primo ottobre cesserà il sistema di affidamento in concessione della riscossione e «tali funzioni- si legge in una nota- sono attribuite all'agenzia delle entrate che le eserciterà per il tramite di “riscossione spa” (che verrà costituita dall'agenzia stessa e dall'Inps)». Molto soddisfatto il ministro Tremonti: «Abbiamo fatto una vera riforma del sistema esattoriale», Detto da un governo che vuole meno Stato e niente tasse, è una certezza. Sempre nel decreto compare lo stanziamento per il Tfr: 200 milioni per il 2006, 400 milioni nel 2007 e 600 nel 2008.

Imprese e famiglie. Le prime beneficeranno dell'abbattimento degli oneri impropri per due miliardi. Niente Irap, anche se «la sua abolizione resta un impegno per noi» aggiunge Tremonti. Uno smacco per chi ha fatto della cancellazione di quella tassa un vero cavallo di battaglia. L'acconto di giugno dovrà essere versato senza possibilità di appellarsi alla «situazione di incertezza». Confindustria tace (acconsente?). Alle famiglie è destinato 1 miliardo e 200 milioni da attingere a un fondo (4 miliardi) attivato presso la presidenza del consiglio. Le modalità con cui sarà utilizzato quel miliardo saranno definite in Parlamento: per ora dunque niente bonus. Per il resto è tutto molto «creativo»: 5 per mille per la solidarietà, niente tassa sui brevetti, vantaggi fiscali sulle plusvalenze (quelle di Ricucci e altri) diminuiti (il periodo di detenzione delle azioni sale a 18 mesi e l'imponibile su cui si applicano gli sconti scende al 95%). Ma quei vantaggi, inseriti da Tremonti, restano sempre.

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