
La nuova bozza di riforma, che ha ottenuto mercoledì il via libera della Commissione Affari costituzionali con i soli voti del centro destra (l'Unione infatti ha abbandonato l'aula), è ora in discussione alla Camera e i tempi sono stati contingentati per accelerare al massimo l'iter del provvedimento. Il testo prevede il ritorno al sistema proporzionale puro -per cui spariscono i collegi uninominali - con il premio di maggioranza per la governabilità ( un minimo di 340 seggi alla Camera e 170 al Senato) per lo schieramento che prende più voti, e ben tre soglie di sbarramento nell'assegnazione dei seggi per la Camera.
Niente seggi dunque per i partiti inseriti in una coalizione che non superano la soglia del 2%, al di sotto della quale non contribuiranno nemmeno al risultato complessivo dello schieramento mentre è stato mantenuto lo sbarramento al 4 per cento per i partiti non coalizzati. Le coalizioni invece dovranno superare nel complesso il 10 per cento dei voti. Naturalmente anche i partiti che non superano gli sbarramenti potranno partecipare al premio di maggioranza e quindi contribuire alla coalizione che ha più voti ma non otterranno seggi. Un sistema che secondo il deputato Ds Antonello Cabras «riduce lo spirito di coalizione» oltre a mettere in discussione la stabilità del governo nascente. Cabras promette battaglia in Parlamento «con tutti gli strumenti a disposizione per contrastare una legge che fa comodo a loro». Presentati infatti circa 300 emendamenti soppressivi. E intanto slitta anche la votazione che non è detto inizi dalla prossima settimana.
«È chiaro che un sistema maggioritario premia di più la coalizione che è candidata a vincere" evidenzia il deputato Ds secondo il quale il vantaggio dell'Unione nei sondaggi dimostra il tentativo della maggioranza di «farsi le regole su misura» alla vigilia delle elezioni.
Saranno anche bloccate le liste di partito per cui non sarà possibile per gli elettori esprimere preferenze tra i candidati della lista prescelta, mentre al momento di depositare i simboli i partiti saranno obbligati ad indicare il nome del proprio candidato premier. Ma il blocco delle preferenze non piace all'Udc che presenterà un emendamento anche se- evidenzia il partito - non intende alzare barricate.
Dunque il cammino della legge truffa prosegue ma si preannuncia uno scontro durissimo mentre l'Unione continua a chiedere alla Cdl di fermare lo scempio.
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