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lunedì 22 gennaio 2007

Un confronto aperto, libero, vero

19 Gennaio 2007
Un confronto aperto, libero, vero
Relazione introduttiva del segretario dei Ds Piero Fassino alla Direzione nazionale


Come le compagne e i compagni sanno la direzione di oggi è convocata per esaminare e approvare il regolamento congressuale e la definizione dei tempi di svolgimento del Congresso sulla base della decisione che il consiglio nazionale del nostro partito ha preso il 13 dicembre scorso di convocare il quarto Congresso Nazionale dei Ds per la primavera prossima. Prima di dare la parola a Migliavacca per illustrare il regolamento e le relative proposte io vorrei sottoporre ai compagni alcune brevi considerazioni politiche soprattutto in relazione alla rappresentazione dei Democratici di Sinistra sia venuta dando soprattutto su alcuni organi di stampa in questi giorni, offrendo agli italiani l’immagine di un partito che sarebbe allo sbando, in crisi, manifesterebbe processi di disgregazione, ora io non credo che lo stato del partito sia questo e penso che queste rappresentazioni siano caricaturali e devianti.

Non lo dico solo perché sono segretario dei Democratici di Sinistra, questa è la direzione del partito, qui ci sono i dirigenti che ogni giorno dirigono questo partito e che sanno bene quanto questo partito ogni giorno sviluppi in tante città e comuni del paese un’intensa attività politica, quanto questo nostro partito assolva ogni giorno responsabilità di governo e di amministrazione locale, quanto il nostro partito sia un punto di riferimento ogni giorno per l’azione politica di tanti. Prova ne sia che il tesseramento 2006 che si è concluso in queste settimane, registra più iscritti di quanti ne avessimo nel 2005, prova ne sia che chiunque di noi partecipi in queste settimane, in questi mesi a iniziative ritrova ovunque una partecipazione alta e forte e una volontà di essere protagonisti di questa nuova stagione politica che si è aperta con la formazione del governo di centrosinistra, prova ne sia che in questi mesi noi abbiamo prodotto processi di rinnovamento dei gruppi dirigenti del nostro partito che non sono soltanto un fatto anagrafico, perché quando ci sono 15 segretari regionali su 20 che hanno meno di 45 anni e 60 segretari su 120 provinciali che hanno meno di 40 anni non è soltanto un dato anagrafico questo, è un dato qualitativo di un partito che ha saputo far crescere una leva di dirigenti, una generazione di classe dirigente nuova che sta via via assumendo nelle proprie mani il partito e anche questo è un segno di vitalità di forza, di radicamento.

Mi pare cioè che sia evidente che nella rappresentazione che viene data in queste settimane in questi giorni dal nostro partito c’è un tentativo di delegittimazione dei Ds del loro ruolo. Le ragioni per cui viene condotta questa azione possono essere molteplici naturalmente, non sfugge a nessuno che per esempio c’è chi enfatizza ogni oltre misura la dialettica all’interno del centrosinistra tra radicali e riformisti, perché se se ne dimostra l’inconciliabilità, dall’inconciliabilità deriva come un crollario la necessità di nuovi scenari politici. Così come non c’è dubbio che probabilmente c’è qualcuno che accarezza l’idea di configurare il centrosinistra con assetti diversi da quelli che lo caratterizzano oggi. Forse c’è anche chi pensa che il partito democratico si può far nascere meglio soltanto se passa attraverso una crisi dei Democratici di Sinistra.

Comunque, quali che siano le ragioni di queste azioni di questa campagna, io non credo che noi possiamo accettare una rappresentazione dei Ds che è lesiva prima di tutto dei nostri iscritti, dei nostri militanti dei nostri elettori. Di coloro che ogni giorno con una dedizione, una generosità straordinaria rappresentano il nostro partito in mille luoghi di questo Paese e con la loro generosità, la loro dedizione danno ogni giorno credito al nostro partito. I Ds sono stati una forza centrale dal 2001 al 2006 per ricostruire un centrosinistra uscito sconfitto dalle elezioni di cinque anni fa, unirlo per rilanciare un’Ulivo che anche esso appariva smarrito e i Ds lo hanno fatto con passione generosità, caratterizzandosi come la forza che più ha creduto ogni momento nell’unità del centrosinistra e dell’Ulivo, e questa nostra attenzione unitaria è stata ragione non ultima del recupero di credito di consenso che il nostro partito in questi cinque anni ha realizzato. E anche oggi non credo che possa portare lontano l’idea che si possa costruire il Partito Democratico con un partito dei Democratici di Sinistra in difficoltà o in crisi, al contrario. Una forte presenza dei Democratici di Sinistra nel processo di costruzione al partito democratico è una delle condizioni decisive perché quel progetto possa realizzarsi. E l’obiettivo nostro di far vivere una sinistra moderna e riformatrice dentro un processo politico e un progetto politico di unità del riformismo italiano io credo debba essere non solo riconfermato, ma viene confermato anche dall’osservazione di quelle che sono state le dinamiche politiche e istituzionali di questi primi sei mesi di governo. Per questo io penso dobbiamo sottrarci tutti alla tentazione di concedere a rappresentazioni che se dovessero prendere piede deligittimerebbero non qualcuno ma tutti, e credo che è nostra responsabilità difendere l’autonomia, la dignità, il ruolo, la funzione di questo nostro partito. Dire questo non significa affatto naturalmente non sapere che siamo in un passaggio molto delicato della vita politica italiana, della vita della coalizione e anche del nostro partito.

Da sei mesi siamo impegnati in due sfide ambiziose, esprimere un governo dell’Italia che sia all’altezza delle molte aspettative che si sono suscitate nel Paese, dare a questo Paese e alla politica italiana una grande forza democratica, riformista, progressista che rappresenti il soggetto politico capace di guidare l’alleanza di centrosinistra di traghettare l’Italia dalla condizione di incertezza di crisi in cui l’ha precipitata il centrodestra ad una nuova stagione di stabilità, crescita e sviluppo. E dunque siamo consapevoli - credo tutti, lo è certamente per primo il segretario del partito - che ai disagi agli interrogativi, ai dissensi, alle obiezioni che possono maturare nel nostro elettorato, nel corpo del nostro partito, nell’opinione pubblica, abbiamo la necessità di dare delle risposte convincenti. Risposte convincenti che possiamo dare in modo tanto più credibile in quanto difendiamo con grande forza ruolo e funzione nazionale del nostro partito.

D’altra parte proprio questa consapevolezza ci ha spinto e ha spinto in particolare me, ma non solo me, nelle scorse settimane ad esprimere più volte pubblicamente una sollecitazione alla maggioranza di governo e al governo per una azione di governo che fosse vigorosa e coerente con le aspettative degli italiani. Quando abbiamo insistito e continuiamo ad insistere sulla necessità che quella politica economica e sociale che è stata avviata con la finanziaria adesso prosegua con un programma ambizioso di riforme che aggrediscono i nodi strutturali sia della spesa che della crescita, non lo abbiamo fatto e non lo facciamo certo per accentuare una competizione, una conflittualità tra riformisti e radicali, ma al contrario, perché siamo convinti che soltanto con un programma di riforme che aggrediscano le vere fragilità e contraddizioni che il Paese di porta dietro da lungo tempo, sarà possibile tenere insieme modernizzazione del Paese e equità sociale. E ci siamo battuti e continuiamo a batterci perché sia così. E la valutazione che noi diamo del vertice di Caserta è che dal quel vertice in ogni caso è uscito un programma di impegni e di riforme che punta a trasformare la ripresa in sviluppo e crescita duratura che punta a fare del 2007 esattamente come ha detto Prodi nella conferenza stampa di fine anno, l’anno della svolta, ma proprio perché crediamo in quell’impegno e lo condividiamo pensiamo che a maggior ragione il 2007 sarà l’anno della svolta se noi sapremo esprimere un’azione di governo forte, vigorosa, incisiva e il programma di riforme deciso a Caserta, da quella sulla previdenza al mercato del lavoro, dal programma di liberalizzazione alla ripresa di un’iniziativa forte su scuola, ricerca e università, dalla riforma del pubblico impiego alle questioni connesse alla modernizzazione infrastrutturale all’emergenza ambientale, ecco queste questioni che costituiscono diciamo la griglia delle priorità fondamentali là discusse, noi consideriamo debbano essere perseguite con grande determinazione e che così dia il senso di un impianto di governo forte, efficace e capace di corrispondere le esigenze del Paese.

Con la stessa determinazione pensiamo che vadano affrontate le questioni relative ai diritti della persona e alle questioni etiche, sapendo che si tratta di materie come tutti sappiamo di estrema delicatezza che proprio la complessità e la delicatezza della materia consiglia di agire per la ricerca della massima condivisione con l’obiettivo in ogni caso di arrivare a provvedimenti di carattere normativo che siano capaci di corrispondere a risposte adeguate a temi su cui c’è una diffusa sensibilità nella società italiana. E così con la stessa consapevolezza della necessità di dover condurre l’Italia fuori da una transizione politico istituzionale da troppo lungo tempo incompiuta, abbiamo rilanciato e vogliamo agire sul terreno istituzionale perché si riprenda un percorso di riforme e si affronti anche il nodo della riforma elettorale.

Con la stessa tensione e ambizione noi vogliamo affrontare la discussione che sarà al centro del Congresso, sulle prospettive del Paese, la costruzione di un grande Partito Democratico. Di questo abbiamo discusso ampiamente e ovviamente non ripropongo a voi qui la discussione che ha scandito il nostro confronto i mesi scorsi fino la consiglio nazionale del 13 dicembre che sarà al centro del congresso. Ricordo soltanto per titoli che abbiamo posto a noi stessi e al sistema politico e alla società italiana l’obiettivo di costruire il Partito Democratico non come una necessità dei partiti, ma come una necessità del Paese. Che il progetto che abbiamo in animo punta a dare all’Italia una grande forza democratica riformista, progressista capace di esprimere un pensiero riformista nuovo per un secolo nuovo. Che puntiamo a un grande soggetto che sia capace di unire i riformismi, quelle culture e esperienze che nel corso del 900 a lungo sono state separate e divise che oggi possono unirsi perché già nell’Ulivo hanno avuto un luogo nel quale si sono riconosciute e hanno cominciato a costruire una lettura comune della società italiana, una comune progettualità politica e al tempo stesso vogliamo lavorare a un soggetto che unendo i riformismi non si limiti a unire i soggetti politici che lo esprimono, ma sia capace di aprirsi alla società.

Così come vogliamo costruire un partito che tenga insieme forte radicamento e capacità di organizzazione dei cittadini con una dimensione democratico partecipativa che consenta ai cittadini di avere un rapporto con la politica più aperto, più libero, più partecipato di quanto non sia avvenuto fin qui.

Un partito che sia collocato là dove sul piano internazionale sono i riformisti, ed è a partire da questa considerazione che abbiamo sempre considerato e consideriamo irrinunciabile il rapporto che si dovrà stabilire tra il Partito Democratico e la famiglia socialista europea e internazionale. Infine appunto un progetto che punta a far vivere le idee della sinistra in un progetto di unità del riformismo italiano per realizzare un obiettivo che nel corso del 900 non è stato possibile e cioè a un riformismo che è plurale nelle culture dare una rappresentanza politica unitaria.
Di questo discuteremo nel congresso. Abbiamo proposto un percorso che è coerente con un processo graduale e progressivo di costruzione del nuovo soggetto politico.

Con il congresso di aprile noi sottoporremo ai nostri iscritti la proposta di deliberare che i Democratici di Sinistra mettano la loro forza a disposizione della costruzione del progetto del Partito Democratico. E che dunque l’impegno dei prossimi anni sia finalizzato alla costruzione di un nuovo soggetto politico. La cui nascita non è dunque l’atto primo del percorso costituente, ma è l’atto finale del percorso costituente. Il che significa che non andiamo a proporre al congresso del nostro partito alcuna forma di scioglimento dei Democratici di Sinistra, ma al contrario andiamo a proporre che i Democratici di Sinistra con la loro organizzazione, la loro forza, le loro strutture, le loro idee, i loro gruppi dirigenti concorrono a realizzare questo nuovo progetto politico. Un Congresso finito che io penso debba essere mosso da un’attenzione unitaria, il che naturalmente non significa affatto un Congresso che non sia caratterizzato da un pluralismo aperto e libero di confronto e di opzioni come è già avvenuto nei congressi precedenti del nostro partito. Il consiglio nazionale ha deciso nella riunione del 13 dicembre che il Congresso si tenga entro la primavera, d’altra parte è stato sollecitato più volte da settori diversi del nostro partito, di poter disporre rapidamente di una sede congressuale nella quale i nostri iscritti potessero discutere di questo progetto e deliberare e quindi credo che la decisione del consiglio nazionale corrisponda a queste esigenze.

Al centro del Congresso metteremo l’Italia e il suo futuro, il progetto di unire i riformisti per dare all’Italia una guida forte che guidi il Paese in una fase nella quale il Paese è chiamato a ridefinire i caratteri della sua costituzione materiale e formale, e il ruolo centrale che i democratici di sinistra dovranno giocare e assolvere in questo progetto. È una grande occasione di dibattito, di discussione.

Tutti avvertiamo che non si tratta di un Congresso ordinario, ma di grande discussione nel partito, di grande discussione insieme agli altri soggetti politici e sociali interessati a questo progetto, di grande confronto e discussione nella società e dovremmo costruire tutto questo percorso congressuale con questi caratteri. Gli iscritti saranno chiamati a votare le mozioni che saranno sottoposte e il segretario del partito, oltre che ai diversi livelli, gli organi dirigenti e i delegati ai livelli congressuali superiori. Dirà Migliavacca quali sono le proposte che la commissione per il Congresso ritiene di avanzare su questo punto così come su le altre modalità di svolgimento del Congresso. Io credo che abbiamo tutti consapevolezza che siamo in un passaggio importante, cruciale, decisivo, non solo per la vita del nostro partito, ma per la politica italiana e per l’Italia. E credo che abbiamo tutti la consapevolezza dunque che abbiamo bisogno di fare un Congresso che sia all’altezza di questa importanza e faccia svolgere al nostro partito fino in fondo quella funzione nazionale e quel ruolo che storicamente il nostro partito ha sempre giocato in passaggi cruciali della vita del Paese. Abbiamo bisogno di un Congresso che sia caratterizzato da un confronto aperto, libero, vero, sincero come sempre accade nelle nostre discussioni, l’apertura del confronto, la libertà del confronto, la sua sincerità non è affatto contraddetto dall’essere capace di realizzare una tensione unitaria che sia fondata su una forte solidarietà e sulla consapevolezza che quale che siano le posizioni che ogni compagno e ogni compagna nel dibattito esprimerà, tutti siamo corresponsabili solidalmente di un’impresa comune che si batte per un destino comune e che tutto questo comporta che insieme creiamo le condizioni perché il Congresso sia davvero una grande occasione di dibattito democratico e sia una grande occasione messa a disposizione non soltanto di noi stessi ma del Paese. Grazie.