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giovedì 9 febbraio 2006

Sandro Pertini premonitore (1971!): "La tv rovina gli uomini politici quando vi appaiono di frequente".

Luglio 1971: Sandro Pertini è da tre anni presidente della Camera (lo resterà sino al ’76, due anni dopo diventerà presidente della Repubblica, morirà nel ’90) quando interviene in aula a conclusione dell’esame del bilancio interno di Montecitorio. In replica all’osservazione di un collega – l’on. Niccolai invitava il presidente a servirsi di più del mezzo televisivo per difendere la Camera dagli attacchi qualunquistici –, Pertini dice: “Quanto al suo invito, sono del parere che la televisione rovina gli uomini politici quando vi appaiono di frequente”. Il resoconto stenografico nota a questo punto: “(Ilarità)”. Premonitore, il popolarissimo Sandro. Che di certo sarebbe esploso in uno delle sue tremende sfuriate se avesse potuto assistere all’alluvione di interventi televisivi cui si sarebbe abbandonato trentacinque anni appresso il Cavaliere.

E, difatti, il grande Sandro fece sempre un uso parco della Tv, ma quando la usò furono fuoco e fiamme. Come le clamorose intemerate che, da capo dello Stato, fece appunto per gli scandalosi ritardi nei soccorsi alle popolazioni dell’Irpinia terremotata, e per uno sciopero corporativo che aveva bloccato il traffico aereo.

Queste cose (e tante altre) sovvengono al cronista che sfoglia i “Discorsi parlamentari, 1945-1976” di Sandro Pertini, èditi da Laterza per la collana Voci dal Parlamento della Fondazione Camera dei deputati (e che si tratti anche e proprio di “voci” testimonia il Dvd allegato al volume, che contiene anche spezzoni di documentari, riprese, ecc. che ti restituiscono l’inconfondibile ritratto del presidente più amato dagli italiani). Inconfondibile e rispettosissimo quel “signori” con cui il combattente socialista si rivolgeva frequentemente agli interlocutori, in aula come nelle piazze. Inconfondibile quella prosa severa e appassionata con cui si fece portavoce, dopo tanti anni di carcere fascista e per tutta la stagione repubblicana, dei valori dell’antifascismo, della Resistenza, della lotta per la libertà. Vale la pena di segnalare, a questo proposito, un discorso di Pertini da deputato socialista.

E’ l’estate 1950. Il maresciallo Alexander, che era stato comandante delle forze inglesi in Italia (e in quella veste aveva invano preteso che i partigiani deponessero le armi mentre era ancora in corso la Liberazione) aveva scritto un articolo che tendeva a ridimensionare il ruolo dell’insurrezione popolare nella sconfitta del nazifascismo per puntare sul “ruolo determinante” unicamente degli alleati. Lui replica in aula con un tremendo ed esaltante elenco: le esaltanti Quattro giornate di Napoli, la tragica resistenza a Porta San Paolo, l’agghiacciante massacro delle Fosse Ardeatine, le popolazioni trucidate sulla Linea Gotica, la Repubblica dell’Ossola…un elenco impressionante, pagine e pagine di resoconto stenografico che un corrispondente inglese trasmetterà ad Alexander. Non ci sarà replica.

E inconfondibile anche certa sua furbizia, anche nel respingere tutte le suggestioni/tentazioni di incarichi di governo: nella prefazione alla suggestiva raccolta, il sen. Antonio Maccanico (che Pertini chiamò al Quirinale come segretario generale della presidenza) riferisce una straordinaria confidenza che gli fece il presidente. “Mi confessò un giorno – racconta Maccanico – che all’epoca dei governi del Cln, durante una delle crisi che si ebbero in quel periodo, egli ebbe notizie che Pietro Nenni, segretario del suo partito, aveva pensato a lui come ministro dell’Interno”. Come reagì Pertini? “Poiché non aveva alcuna intenzione di assumere quel ruolo, organizzò rapidamente una manifestazione al teatro Brancaccio durante la quale pronunciò un discorso molto violento che valse subito a dissuadere tutti dall’idea di affibbiargli la responsabilità di quel delicatissimo ministero”…

Ancora un ricordo, sollecitato da una commossa commemorazione, nel 1964, della scomparsa del pittore Giorgio Moranti: “mai vi è stato artista che piùdi lui abbia saputo identificare la propria vita con la propria arte: pura e semplice l’arte di Moranti, pura e semplice la sua vita”. Forse non molti sanno (i più giovani) o ricordano che Sandro Pertini fu infatti anche un gran cultore ed esperto di arti figurative. Grazie a lui (e alle sue forti amicizie con tanti uomini d’arte) la Camera acquisì nel suo decennio di presidenza un notevole patrimonio di dipinti, grafica, bronzi e legni di assai grande valore: dallo stesso Morandi a Manzù, da Silone a Marini, da Guttuso (tra cui un “Cristo deriso” coevo della celebre “Crocefissione”) a Campigli, da De Chirico, a Sironi, a Mafai, a tanti altri. E bisognava vedere con quanto amore aveva collocato nel suo studio a Montecitorio le opere più belle. Nilde Iotti non toccò più tardi un solo quadro. E neanche Giorgio Napoletano. Ma poi venne Irene Pivetti, e fece il repulisti: non li distrusse, bontà sua; ma li confinò in ambienti lontani. Ma questa è un’altra storia, triste e trista.

martedì 7 febbraio 2006

Fassino: «C’è una violazione consapevole della par condicio»

6 Febbraio 2006 «Bisogna confrontarsi con i problemi dell'Italia, con le domande e le aspettative dei bisogni delle famiglie italiane, ma lo si può fare tanto meglio e in modo tanto più convincente se lo si fa in modo pacato, sereno, laico e civile e non con i toni a cui abbiamo assistito in queste settimane e ancora in questi giorni usati dal presidente del Consiglio». Piero Fassino, parlando dai microfondi di 'Radio anche noi', critica ancora le modalità e i contenuti della campagna elettorale sui media di Silvio Berlusconi. «Non credo che una campagna elettorale intossicata dai veleni e da uno scontro aspro, da accuse continue rassicuri i cittadini, anzi - sottolinea il segretario dei Ds – per esperienza so che ogni qualvolta la politica presenta un'immagine di rissa o di conflitto esasperato tendono ad allontanarsi, diventano diffidenti e pensano che la politica non si occupi di loro. Per questo che si deve cercare di arrivare alle elezioni del 9 aprile con un tono civile e pacato, noi ci sforziamo di farlo».Il tema della par condicio è sempre all’ordine del giorno, e la violazione di questa anche. L’ultimo episodio, quello di ieri, riguarda la trasmissione di Irene Pivetti 'Liberi tutti', su Rete4. «Ieri è successa una cosa doppiamente grave – dice Fassino: è stata rimandata in onda una trasmissione della Pivetti, che era stata censurata dall'Autorità perchè inopportuna e violando le regole che non prevedono la partecipazione di politici a talk show e a programmi che non abbiano un contenuto di approfondimento culturale o politico. E' stata una violazione consapevole, non è stato un errore - accusa il segretario dei Ds - non è stata una svista, ieri consapevolmente si è mandato in onda una trasmissione che non doveva essere fatta, mi pare che questa sia la dimostrazione che ci sia una volontà da parte di Berlusconi di violare qualsiasi regola».L’altro tema del giorno è l’uccisione di padre Santoro il prete cristiano ucciso a colpi d'arma da ignoti nella città di Trebisonda, nel nord della Turchia. Fassino si dice «profondamente addolorato» e esprime alla famiglia e alla Chiesa «la più profonda solidarietà e vicinanza», e non nasconde la sua preoccupazione per il clima di scontro che c’è ormai tra l'Occidente e l'Islam anche a causa della vicenda delle vignette satiriche sulla religione islamica. «La presenza di padre Santoro in Turchia - dice Fassino - assolveva ad un compito molto importante, quello di affermare e far vivere ogni giorno il dialogo tra uomini e donne di religione diversa».Il tema è anche spunto per parlare dei recenti disordini causati dalla protesta del mondo musulmano contro la pubblicazione delle ormai famigerate vignette su Maometto. Alla discussione ha preso parte anche Antonello Venditti, in collegamento telefonico. «Penso – continua il segretario dei Ds - che il dialogo interreligioso, interculturale, sia fondamentale perchè se non affermiamo il riconoscimento reciproco delle identità diverse e distinte il rischio è che passi la tentazione di ciascuna identità di considerarsi assoluta e di negare l'identità altrui. Il sacrificio di questo sacerdote - osserva Fassino - ci richiama ad un tema cruciale del nostro tempo».Sul riemergere di «manifestazioni di fanatismo e di contrapposizione culturale, ideologica e religiosa», Fassino osserva che «viviamo in un mondo interdipendente, globale, dove riemergono fratture e lacerazioni che sanno di antico ma producono nuovi conflitti. Quello che sta accadendo in queste settimane - sostiene Fassino - dice quanto profondo è diventato in questi anni il solco tra società islamiche e occidente. Non era così 10 o 15 anni fa».Secondo Fassino, «si sono prodotte lacerazioni che non solo non sono state sanate, ma addirittura si sono approfondite». Il segretario dei Ds si chiede se l'Occidente sia stato capace di vedere quanto stava succedendo nelle società arabe e aggiunge: «Mi chiedo se alla luce di quello che sta avvenendo una vicenda come la guerra in Iraq non abbia prodotto più danni che benefici». «Dagli arabi - sottolinea Fassino - è stata percepita come la guerra dell'Occidente contro il mondo arabo».Anche la vittoria di Hamas in Palestina, secondo il segretario dei Ds, è frutto della «frustrazione che il conflitto arabo-israeliano ha provocato sui palestinesi. Bisogna avere una strategia, ma oggi non c’è», avverte Fassino, che ritiene urgente stabilire nel mondo «un pluralismo di identità, culture e religioni».