
La sera prima era a Genova. A Padova era arrivato a mezzogiorno e mezzo, in auto. Non ci veniva da dieci anni, l'ultimo comizio lo aveva fatto per il referendum sul divorzio. Specchio di un'epoca ormai sostituita da una mobilità frenetica. A Padova era atteso al casello dal segretario del Pci Flavio Zanonato; era andato all'hotel Plaza, stanza 421, una piccola camera senza pretese, per rinfrescarsi. Pranzo molto leggero, col fedelissimo Antonio Tatò che già brontolava per «il pesce di ieri sera che forse ti ha fatto male». Un riposino. Poi si era messo a scrivere il discorso. «Scriveva sempre personalmente i suoi discorsi, dalla prima all'ultima parola», sorride Zanonato.«Discorsi tutti diversi - aggiunge Zanonato- sempre molto legati alle città in cui si trovava. Parlava poco, ma quando parlava , parlava sul serio: erano documenti».Era cominciato così il 7 giugno 1984 di Enrico Berlinguer. Poi un incontro con gli operai della Galileo in crisi. Verso sera, una passeggiata a piedi verso piazza della Frutta, per il suo ultimo comizio. I padovani lo riconoscevano, lo fermavano, lo salutavano: non solo i comunisti. Un po' piovigginava, un po' no. La piazza era strapiena; un discorso di Berlinguer era un evento. Piena e allegra. Poi, «all'improvviso l'atmosfera è cambiata, è virata dal bianco al nero istantaneamente, come una foto quando la sviluppi», ricorda lo scultore Elio Armano, che allora stava sul palco in qualità di «sindaco rosso» - una mosca bianca - di un comune vicino. A tre quarti del discorso Berlinguer aveva cominciato a sentirsi male. Soffriva, faticava, le parole si inceppavano.La gente, dalla piazza, se n'era accorta per prima vedendo il volto contratto proiettato su un maxischermo alle spalle del palco. Sul palco nessuno lo aveva capito: «Eravamo lì come dei baccalà», si rimprovera Armano retrospettivamente, «da giù qualcuno urlava "basta, basta!", Berlinguer continuava faticando, aggrappato alla tribunetta in multistrato, l'avevo disegnata proprio io». Era intervenuto Tatò: «Smettila!». E Berlinguer continuava. Pietro Folena, allora segretario cittadino, aveva fatto salire sul palco un medico che stava in prima fila, il professor Giuliano Lenci, primario pneumologo, trapiantato a Padova da Pisa.Quella serata riempie da vent'anni i sogni di Lenci, ormai da tempo in pensione. «Salii. Smettila, gli sussurrai anch'io. Berlinguer mi disse, rapidamente: "Mi vien voglia di vomitare". O bischero, e vomita!, esplosi». Lo fece, appena un po'. Riprese a parlare, con uno sforzo supremo, tagliando le ultime pagine, arrivando al famoso invito finale ai compagni, «andate casa per casa, strada per strada. . .». Tatò, dietro, stringeva i pugni per l'ostinazione: «È un sardo, è un sardo. . .». Corsa in albergo. Visita accurata del professor Lenci, diagnosi istantanea, lesione cerebrale destra, una emorragia lenta e progressiva, trasferimento immediato a neurologia, poi nella vecchia rianimazione. La folla si spostava all'istante: dalla piazza all'hotel, dall'hotel all'ospedale, seguiva Enrico guidata dal passaparola, cupa e introversa.L'ospedale di Padova divenne per i giorni di agonia il cuore d'Italia. La mattina dopo arrivò Sandro Pertini, il vecchio socialista presidente della Repubblica. Non volle più andarsene, «qua c'è un mio figlio». La moglie, naturalmente, i figli, il fratello Giovanni, e quasi tutti i dirigenti Pci, con Pecchioli, Angius e Pajetta che si sobbarcavano il grosso del lavoro; a Roma erano rimasti solo Natta e Occhetto, futuri segretari. «In ospedale ho visto Pecchioli e Ingrao, uno bassino, l'altro altissimo , abbracciarsi e scoppiare a piangere a dirotto», ricorda Pietro Folena. Il partito aveva un cuore, e lacrime da versare, non era quella grigia macchina di burocrati che tanti deridevano. Arrivavano tutti, i democristiani, i liberali, Cossiga e Scalfaro, Spadolini e Forlani, Biondi e De Mita. Venne Bisaglia: «In una pausa, mi confidò: "Ho paura del mare", e poco dopo morì annegato», ghigna il professor Lenci, che faceva da anfitrione nel «suo» ospedale.Si riproducevano in piccolo le tensioni nazionali. Arrivò, buon ultimo, il presidente del consiglio Bettino Craxi. Una settimana prima, al congresso socialista, Berlinguer era stato fischiato. A Padova il clima era glaciale. Nel piazzale dell'ospedale, sempre affollato, tirava brutta aria: «C'era un bel malumore tra i compagni. Dovette essere sedato», dice Lenci. Craxi fu accolto con gelida cortesia, anche dai dirigenti, e dagli stessi medici: «Ricordo che salì fino all'anticamera della Rianimazione, e lì si mise a parlare con qualcuno, e non si decideva mai a entrare. Giron, il primario, si infastidì. "Vagli a dì che venga, se vuol venire, che io ho da fare"». C'era tensione anche tra Pertini e Nilde Jotti. Pertini s'era incavolato di brutto - come un genitore severo col figlio - perché la presidente della Camera era arrivata a Padova un giorno dopo lui. Non le parlava, la ignorava ostentatamente. Il servizio d'ordine aveva un bel daffare ad organizzare gli spostamenti evitando che i due si incontrassero. Ma queste sono storie da troppo affetto.Il servizio d'ordine mobilitava tutto il partito, in ospedale e al Plaza. L'ospedale calamitava mezza regione. Passava la gente andando o tornando dal lavoro, si fermava a chiedere: «Come sta?». Non erano comunisti. In albergo dormivano i vertici del Pci . Là l'organizzazione era in mano a Folena e a Daniele Lorenzi dell'Arci. Daniele ricorda: «Chi dava più da fare era Angius. Timido, gentile, non lo conosceva nessuno, lo fermavano sempre, doveva cercarmi per passare. . .». Lorenzi, la notte dell'ictus, aveva già avuto la sua rogna: l'operatore privato ingaggiato per riprendere il comizio, fiutato l'affare, era partito per Parigi, a vendere la cassetta: 90 milioni gli offrivano. Telefonate tempestose. Folena, alle due di notte, era riuscito a contattare a Roma il «responsabile comunicazione» del Pci, un tal Veltroni: «Riuscì a far intervenire la Rai. La Rai contrattò con l'avvocato dell'operatore, e acquistò lei la cassetta». Il contratto fu steso dentro un furgone, nel piazzale dell'ospedale.E Berlinguer morì, l'11 giugno. Tanti parroci avevano invitato a pregare per lui nella messa domenicale. L'aereo presidenziale aspettava a Venezia. Padova, Mestre, erano impercorribili, le strade assiepate di gente. Pioveva. Si erano gremiti i ponti e i bordi dell'autostrada, fabbriche ferme, contadini venuti in trattore, camionisti in lacrime. Passava Enrico Berlinguer, «piccolo, timido, silenzioso, attento, caparbio, impregnato di moralità e di passione, e oggi no, non vedo nessun leader politico così carismatico, capace come lui di suscitare una tale emozione collettiva», dice Zanonato. Lenci, il professore, si aggrappa ad un ultimo flash: «Poco prima della morte, la signora Berlinguer mi consegnò un abito, per il marito. Io lo presi, cominciai a cincischiarlo distrattamente, come faccio sempre coi miei vestiti, lei si preoccupò: professore, per cortesia. . . sono andata a prenderlo a Roma, l'ho stirato io stanotte. . .».
Enrico, un comunista italiano. Lo speciale de L'Unità
I VOSTRI COMMENTI SULL'ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI BERLINGUER
Invia il tuo commento in omaggio a Enrico Berlinguer
11 Giugno 2004 Berlinguer: l'omaggio dei DS a vent'anni dalla morte
L'undici giugno del 1984 moriva Enrico Berlinguer. A vent'anni dalla scomparsa una delegazione dei Democratici di Sinistra guidata dal Segretario nazionale Piero Fassino si e' recata questa mattina presso il cimitero di Prima Porta per rendergli omaggio.Insieme al leader dei Ds erano presenti Gavino Angius, Bruno Trentin, Giglia Tedesco, Enrico Morando, Pasqualina Napoletano, Nicola Zingaretti, il sindaco di Roma Walter Veltroni e molti altri dirigenti.A Padova, durante il comizio di chiusura delle europee, Berlinguer fu colto da un malore. Le sue ultime parole, indirizzate ai militanti dell'allora Pci furono: "Andate casa per casa a conquistare voto per voto con un lavoro capillare, consensi per il partito. . . continuate a lavorare".
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17 Giugno 2004Commemorazione di Enrico Berlinguer: Il discorso integrale del presidente dei DS Massimo D'Alema
Nella sala della Lupa di Montecitorio si è svolta oggi la commemorazione di Enrico Berlinguer nel ventennale della morte. Massimo D'Alema e Pier Ferdinando Casini lo hanno ricordato davanti ad una platea attenta, con la presenza di Carlo Azeglio Ciampi, i familiari del segretario comunista - la moglie letizia, i figli- e gran parte della dirigenza dei DS.
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17 Giugno 2004Intervento del Presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini
Desidero rivolgere il mio saluto al Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, che onora con la sua presenza la cerimonia odierna. Saluto l'onorevole Massimo D'Alema, che ricorderà la figura e l'opera di Enrico Berlinguer, le autorità presenti e tutti gli intervenuti.Un saluto ed un ringraziamento particolare voglio rivolgere ai familiari di Enrico Berlinguer, la cui presenza costituisce per tutti noi motivo di grande onore: la signora Letizia; i figli Bianca, Maria Laura e Marco; il fratello Giovanni e Luigi Berlinguer, cugino di Enrico.
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21 Giugno 2004Intervento di Alfredo Reichlin
Ringrazio la presidenza del gruppo per l'invito a introdurre questo incontro. Lo farò nel breve tempo che mi sono dato e quindi cercando di dire poche cose sul segno che Enrico Berlinguer ha lasciato nella vita italiana. Che è stato grande.Nella sostanza, a me sembra questo. Berlinguer non fu solo un epigono di Palmiro Togliatti e un continuatore della sua opera (parlo di quel grande progetto del comunismo italiano che è consistito nel dar vita a un partito nuovo rispetto alle avanguardie rivoluzionarie di stampo leninista. E ciò in quanto questa forza si collocava nella storia d'Italia e contestava il potere delle vecchie classi dirigenti in termini di egemonia. Una egemonia non solo culturale ma che si inverava in un grande partito di popolo, interprete della coscienza profonda del paese e che si proponeva di sviluppare la democrazia fino in fondo, fino a superare la vecchia "barriera cinese" col socialismo. Certo, in questo solco che Berlinguer si mosse. Ma la novità è che egli si misurò fin dall'inizio della sua segreteria con i due grandi problemi storico-politici lasciati irrisolti dalla generazione togliattiana:- la collocazione internazionale del PCI e quindi lo scioglimento di quel "legame di ferro" con l'URSS che per il partito clandestino era stato ragione di vita. E quindi l'avvio della europeizzazione del PCI; - la questione del governo.
07/06/04 - A vent'anni dalla scomparsa di Enrico Berlinguer, il Gruppo dei Democratici di sinistra della Camera dei deputati vuole ricordarlo con un album fotografico dal titolo "Enrico Berlinguer deputato". Immagini e frasi dei suoi 16 anni da parlamentare: dal Vietnam, agli attentati ai treni per Reggio Calabria, dal rapimento Moro al governo Craxi, dall'installazione dei missili a Comiso al decreto antinflazione dell'aprile 1984. Enrico Berlinguer fu deputato per cinque legislature. Eletto per la prima volta nel maggio del 1968, V legislatura, nella circoscrizione di Roma, venne confermato sempre nella stessa circoscrizione il 7 maggio del 1972 (VI), il 20 giugno 1976 (VII), il 3 giugno 1979 (VIII) e il 12 luglio 1983 (IX). Ha sempre fatto parte della Commissione Affari esteri ed è intervenuto in aula a Montecitorio 22 volte. La prima, il 18 luglio 1968 sul Vietnam, l'ultima il 23 maggio 1984 sul decreto-bis antinflazione. I suoi interventi alla Camera e al Parlamento Europeo sono contenuti nel volume "Berlinguer, discorsi parlamentari", pubblicato dalla Camera dei deputati nel 2001. Colto da malore durante un comizio a Padova il 7 giugno del 1984, si è spento l'11 giugno dello stesso anno.
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11 Giugno 2004 Berlinguer: l'omaggio dei DS a vent'anni dalla morte
L'undici giugno del 1984 moriva Enrico Berlinguer. A vent'anni dalla scomparsa una delegazione dei Democratici di Sinistra guidata dal Segretario nazionale Piero Fassino si e' recata questa mattina presso il cimitero di Prima Porta per rendergli omaggio.Insieme al leader dei Ds erano presenti Gavino Angius, Bruno Trentin, Giglia Tedesco, Enrico Morando, Pasqualina Napoletano, Nicola Zingaretti, il sindaco di Roma Walter Veltroni e molti altri dirigenti.A Padova, durante il comizio di chiusura delle europee, Berlinguer fu colto da un malore. Le sue ultime parole, indirizzate ai militanti dell'allora Pci furono: "Andate casa per casa a conquistare voto per voto con un lavoro capillare, consensi per il partito. . . continuate a lavorare".
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17 Giugno 2004Commemorazione di Enrico Berlinguer: Il discorso integrale del presidente dei DS Massimo D'Alema
Nella sala della Lupa di Montecitorio si è svolta oggi la commemorazione di Enrico Berlinguer nel ventennale della morte. Massimo D'Alema e Pier Ferdinando Casini lo hanno ricordato davanti ad una platea attenta, con la presenza di Carlo Azeglio Ciampi, i familiari del segretario comunista - la moglie letizia, i figli- e gran parte della dirigenza dei DS.
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17 Giugno 2004Intervento del Presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini
Desidero rivolgere il mio saluto al Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, che onora con la sua presenza la cerimonia odierna. Saluto l'onorevole Massimo D'Alema, che ricorderà la figura e l'opera di Enrico Berlinguer, le autorità presenti e tutti gli intervenuti.Un saluto ed un ringraziamento particolare voglio rivolgere ai familiari di Enrico Berlinguer, la cui presenza costituisce per tutti noi motivo di grande onore: la signora Letizia; i figli Bianca, Maria Laura e Marco; il fratello Giovanni e Luigi Berlinguer, cugino di Enrico.
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21 Giugno 2004Intervento di Alfredo Reichlin
Ringrazio la presidenza del gruppo per l'invito a introdurre questo incontro. Lo farò nel breve tempo che mi sono dato e quindi cercando di dire poche cose sul segno che Enrico Berlinguer ha lasciato nella vita italiana. Che è stato grande.Nella sostanza, a me sembra questo. Berlinguer non fu solo un epigono di Palmiro Togliatti e un continuatore della sua opera (parlo di quel grande progetto del comunismo italiano che è consistito nel dar vita a un partito nuovo rispetto alle avanguardie rivoluzionarie di stampo leninista. E ciò in quanto questa forza si collocava nella storia d'Italia e contestava il potere delle vecchie classi dirigenti in termini di egemonia. Una egemonia non solo culturale ma che si inverava in un grande partito di popolo, interprete della coscienza profonda del paese e che si proponeva di sviluppare la democrazia fino in fondo, fino a superare la vecchia "barriera cinese" col socialismo. Certo, in questo solco che Berlinguer si mosse. Ma la novità è che egli si misurò fin dall'inizio della sua segreteria con i due grandi problemi storico-politici lasciati irrisolti dalla generazione togliattiana:- la collocazione internazionale del PCI e quindi lo scioglimento di quel "legame di ferro" con l'URSS che per il partito clandestino era stato ragione di vita. E quindi l'avvio della europeizzazione del PCI; - la questione del governo.
07/06/04 - A vent'anni dalla scomparsa di Enrico Berlinguer, il Gruppo dei Democratici di sinistra della Camera dei deputati vuole ricordarlo con un album fotografico dal titolo "Enrico Berlinguer deputato". Immagini e frasi dei suoi 16 anni da parlamentare: dal Vietnam, agli attentati ai treni per Reggio Calabria, dal rapimento Moro al governo Craxi, dall'installazione dei missili a Comiso al decreto antinflazione dell'aprile 1984. Enrico Berlinguer fu deputato per cinque legislature. Eletto per la prima volta nel maggio del 1968, V legislatura, nella circoscrizione di Roma, venne confermato sempre nella stessa circoscrizione il 7 maggio del 1972 (VI), il 20 giugno 1976 (VII), il 3 giugno 1979 (VIII) e il 12 luglio 1983 (IX). Ha sempre fatto parte della Commissione Affari esteri ed è intervenuto in aula a Montecitorio 22 volte. La prima, il 18 luglio 1968 sul Vietnam, l'ultima il 23 maggio 1984 sul decreto-bis antinflazione. I suoi interventi alla Camera e al Parlamento Europeo sono contenuti nel volume "Berlinguer, discorsi parlamentari", pubblicato dalla Camera dei deputati nel 2001. Colto da malore durante un comizio a Padova il 7 giugno del 1984, si è spento l'11 giugno dello stesso anno.
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